In questo 2023, un fulmine a ciel sereno arriva direttamente dalla leggendaria Motown e si tratta di un artista di cui nessuno, almeno tra noi, si sarebbe mai aspettato di parlare, soprattutto per un lavoro del genere.
Lil Yachty, 25 anni, all’anagrafe Miles Parks McCollum, proveniente dai sobborghi di Atlanta, è da anni nel giro dei maggiori rapper statunitensi, senza però mai convincere del tutto, tant’è che fino ad oggi è sempre stato relegato in un limbo tra il successo e il dimenticatoio, anche a causa – va detto – dell’enorme concorrenza.

Ma perché soffermarsi a parlare di un rapper storicamente di Serie B, spesso non in grado di eguagliare i suoi colleghi sia per qualità che per quantità?
Perché questo 2023 sembra aver finalmente segnato una svolta sonora per Yachty con l’uscita di “Let’s Start Here”, un disco di rock psichedelico che ha sorpreso fan e critica, un delirio di musica e colori che suona esattamente come se Wayne Coyne pubblicasse un disco trap: volutamente esagerato, boombastico e potente.
La svolta sonora non era stata annunciata, né risultava francamente prevedibile, ma fin dal brano di apertura, “The Black Seminole”, si intuisce subito l’influenza floydiana, con tanto di epico solo di chitarra e finale vocale alla “Great Gig in the Sky”, tanto pacchiano e prevedibile per i più navigati, quanto sicuramente sorprendente per chi si approccia al genere da neofita:

Lil Yachty - the BLACK seminole. (Official Audio)

Sebbene una cifra rock estremamente psichedelica sia il leitmotiv di tutto il disco, Yachty non rinuncia ad incorporare i tratti più tipici della produzione hip-hop odierna, a partire da un autotune a là Travis Scott che permea praticamente tutti i brani e caratterizza in maniera piuttosto strampalata il cantato di “Let’s Start Here”.
the ride-” e “running out of time” proseguono l’esperienza, chiamando in ballo gente come Flaming Lips (i bassi sembrano molto ispirati al loro disco del 2017 “Oczy Mlody).

Viste le numerosissime influenze e la presenza di autori come Nick Hakim, Benjamin Goldwasser degli MGMT, Alex G, Mac DeMarco, Magdalena Bay e gli Unknown Mortal Orchestra, qualcuno potrebbe obiettare che non si tratti più di un disco hip-hop/trap e in effetti il disco sembra muoversi verso un suono differente, capace di suonare allo stesso tempo estremamente sperimentale, ma anche (ulteriore paradosso!) piuttosto derivativo, con tratti di pura rarefazione del suono e di dilatazione delle trame (pensiamo alla bellissima “WE SAW THE SUN”), eppure è altrettanto innegabile che la cifra stilistica urban di Yachty sia sempre presente, a partire dall’utilizzo personale dell’autotune, per finire alla parlata rapida e bofonchiata (quasi “impastata”: d’altronde lui è stato uno dei pionieri del cosiddetto “mumble rap”) e spesso articolata in rapide terzine.
Episodi di puro delirio sonoro permeano tutto il disco: dai ritmi funky di “running out of time” e “drive ME crazy”, agli assoli di chitarra alla Prince che si sgranano e si spezzettano sotto i colpi dei sintetizzatori, come accade in “The ZONE”.
Non ci si risparmia neanche nel finale dell’album: “REACH THE SUNSHINE” sembra scritta dal Thom Yorke di “Amnesiac” e ricorda vagamente la leggendaria Pyramid Song, con i suoi sample di voci, tastiere, chitarre e bassi che si intersecano, ballando a tempo di ritmi dispari e sincopati, accompagnati da un autotune gestito alla perfezione per tutta la durata del brano.
Let’s Start Here” è sicuramente la sorpresa più piacevole di inizio 2023, sicuramente perché proveniente da un artista insospettabile, ma soprattutto per via delle sue sonorità godibili, piacione, ma al contempo sperimentali e deliranti, capaci di non prendersi mai sul serio.

Il flow allucinato e annoiato, sostenuto da un connubio perfetto di trip digitali, sintetizzatori, ma anche la presenza di tanto analogico, con notevoli momenti di chitarra e archi, compone il disco che forse non è mai riuscito a Tame Impala dopo i successi di “Lonerism” e “Innerspeaker”, e che forse potrà segnare una svolta – che immaginiamo divisiva – nel mondo della trap e della noia digitale.