Chi segue questo blog sa che, a questo punto dell’anno, prima di lasciarci definitivamente alle spalle la stagione appena conclusa, vi gettiamo un ultimo sguardo, soffermandoci su un genere o una scena che, per le ragioni più svariate, non hanno magari trovato spazio nel nostro articolo di fine anno. A volte si tratta di universi a sé stanti che – da cultori – ci piace tenere separati dal resto (come avvenuto, ad esempio, per la scena fingerpicking), a volte di vibrazioni che accomunano dischi – anche differenti fra di loro – ai quali sentiamo di dover concedere uno spazietto tutto loro… Quest’anno abbiamo voluto riservare quest’ultimo sguardo al cantautorato femminile, inteso nella maniera più ampia possibile; si tratta di uno dei fenomeni numericamente più rilevanti emersi nel nuovo millennio e che nel 2022 ha prodotto davvero una notevole quantità di album interessanti. Certo, è mancato il picco alla Fiona Apple, per citare l’album al femminile più importante degli ultimi anni, ma si tratta comunque di dischi che hanno lasciato un segno.
Chi fosse interessato può trovare di seguito una playlist assemblata con un brano per ciascuno dei lavori di cui si parla nell’articolo, magari da ascoltare mentre si legge o quando si vuole…
Cominciamo la nostra piccola carrellata con un quartetto di dischi di cui ci sembra si sia parlato poco in giro: si tratta di due sorprese (Tomberlin e Kee Avil), di una conferma (Kathryn Joseph) e del ritorno in grande stile di una veterana (Beth Orton).
Continuiamo però, perchè la lista di album da segnalare è davvero lunga.
Se questi erano i lavori migliori dell’anno nell’ambito del cantautorato femminile, vogliamo però concludere con tre dischi “minori” ma che ci sembra confermino con la loro qualità l’ottima annata appena trascorsa:.l’attesissimo ritorno di Nina Nastasia, “Riderless Horse” non tradisce le attese ma neanche soddisfa fino in fondo, con una scrittura che non riesce a reggere del tutto un album basato sulla formula voce e chitarra. Cate Le Bon è un’artista estremamente creativa e sempre da tenere d’occhio ma alla quale sembra ancora mancare la definitiva consacrazione: “Pompei” è un disco che stuzzica e merita certamente di essere ascoltato ma a cui manca quel quid (e a nostro avviso non è la prima volta) per centrare in pieno il bersaglio. Infine Il secondo disco dell’australiano Grace Cummings, con “Storm Queen“ si conferma e anzi segna un ulteriore progresso rispetto all’esordio; non siamo ancora al livello dei grandi nomi ma certamente si tratta di un’artista cui è lecito guardare al futuro con grandi aspettative.
Vogliamo chiudere (stavolta davvero!) con un’escursione fuori dall’alveo del cantautorato per segnalare due notevolissimi dischi, ovviamente sempre al femminile: per il sorprendente “Sweet Tooth” di Mali Obomsawin ci limitiamo alla menzione perchè ne abbiamo parlato qui.
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