Se non fosse per i recenti avvenimenti geopolitici, il nostro morale non potrebbe che essere rinfrancato dalla ripresa graduale degli eventi dal vivo e dal superamento del loop infinito dei posticipi e degli annullamenti. Un ritorno alla normalità che personalmente abbiamo voluto autocertificare assistendo a parecchi concerti, tutti in location diverse, tutti di spessore e di cui – in alcune occasioni – abbiamo voluto raccontarvi.
L’ultimo in ordine di tempo è stato il concerto della virtuosa chitarrista di Atlanta Kaki King, che con il solo suono della sua chitarra ha letteralmente incantato il Santeria di Milano.
Ma definire la King semplicemente come una “virtuosa della chitarra” sarebbe oltremodo riduttivo.
Si tratta piuttosto di un’artista completa con nove album alle spalle e che si è anche occupata di innumerevoli progetti multimediali: dalla colonna sonora di “Into the Wild”, a numerose installazioni presso importanti gallerie d’arte, in cui la chitarra diventa allo stesso tempo protagonista musicale, ma anche sfondo su cui proiettare immagini capaci di “narrare” il concerto, durante il suo stesso svolgimento.
Il tour che ha fatto tappa al Santeria è dedicato all’ultima fatica discografica della King, Modern Yesterdays, lavoro pubblicato nel 2020 dalla Cantaloupe che riporta l’artista americana agli ottimi livelli dei primi quattro dischi, dopo il tentativo non troppo riuscito di ampliare il proprio spettro musicale in chiave più rock, con tanto di band (“Junior”), cui aveva fatto seguito un ritorno alle origini con il discreto “Glow” del 2012.
In Modern Yesterdays, Kaki mostra il lato più introspettivo e ambientale della propria musica, soprattutto se paragonato allo stile percussivo che ne aveva caratterizzato alcuni dei suoi lavori migliori, come l’esordio “Everybody Loves You” e “Legs to Make Us Longer”, e rinuncia del tutto alle tentazioni vocali. Ma probabilmente la novità più rilevante risulta essere il lavoro della sound-designer Chloe Alexandra Thompson che si è occupata di manipolare, in chiave elettronica e in maniera molto discreta ma assolutamente efficace, i suoni della chitarra acustica di King.
Un lavoro prezioso che dal vivo Kaki King presenta su uno stage scarno, su cui sale timida e con il solo ausilio, oltre che di una fitta pedaliera di effetti, della sua “signature guitar” completamente bianca, prodotta da Ovation e creata nel 2015 appositamente per gli spettacoli del tour “The Neck Is A Bridge To The Body”. Una chitarra che diventerà davvero la protagonista dello show, fungendo oltre che da strumento anche da “schermo” su cui proiettare i meravigliosi visual progettati per il tour. La chitarra muta costantemente forma nel corso delle esecuzioni, cambiando tonalità di colore, accordandosi al mood dei vari brani. Il concetto di chitarra come mezzo di espressione del proprio corpo e del proprio “sentire” viene reso perfettamente e dona maggiore intensità a esecuzioni memorabili di brani come “Teek”, “Puzzle Me-You”, la celebre “Doing The Wrong Thing”, oltre a una traccia inedita, in cui una voce metallica tuona rabbiosa sulle note della chitarra.
Il pubblico è ammutolito e ascolta in silenzio i soundscapes disegnati con maestria dalla King, si lascia trasportare dalle melodie più dolci e travolgere dalle cavalcate più movimentate e ricche di artifici tecnici, ma non manca di interagire con la musicista, quando questa ringrazia timidamente o racconta di quanto sia felice di poter tornare a suonare in giro per il mondo (ndr Kaki King è stata impegnata in un frenetico tour europeo per tutti i mesi di Marzo e Aprile). Kaki dal canto suo mostra una totale padronanza dello strumento e coglie l’occasione per mostrare anche il “Passerelle Bridge” di sua invenzione, ovvero un ponte che “divide” la chitarra in due strumenti differenti.
L’atmosfera è speciale e difficilmente capita di vedere un pubblico così coinvolto e rispettoso, al punto da non fiatare o sussurrare per l’intera durata del concerto, trattenendosi persino dall’abuso degli smartphone.
Sul finale Kaki si scusa per la stanchezza (francamente, nessuno se ne era accorto…), ringrazia il pubblico e il locale gremito in mezzo agli applausi, lasciando ancora una volta alla sua chitarra, invece che alla propria voce, il compito di illustrare il proprio pensiero sulla guerra in Ucraina:
Credits: l’immagine di copertina è opera di Attilio Rigotti & Kaki King che ringraziamo per la gentile concessione
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