Ti chiedono com’è il nuovo disco dei Clinic e potresti rispondere “il solito…” se questa non ti sembrasse una risposta ingiusta e riduttiva. Perciò ti affretti ad aggiungere “… quindi, una meraviglia!”. Ma ancora ti sembra di non rendere giustizia all’ennesima, fantasiosa manipolazione della materia musicale, operata dal gruppo di Liverpool come fosse pongo nelle mani di un bambino iperattivo. E così ti affretti a dire che la produzione è il solito strumento aggiunto e che l’attitudine – come di consueto – è quella giusta: sospesa tra rigore punk e acidità garage. Aggiungi infine che quello che più sorprende è la gestione della band dei propri topoi musicali che, lungi dal creare maniera, mostrano piuttosto come la reiterazione dello stile possa ampliare al massimo una tavolozza di colori che si è voluta limitatissima.

Nel 2019, in occasione del precedente album Wheeltappers and Shunters, scrivevo che i Clinic appartengono a quella “stirpe peculiare di gruppi che, fissate poche regole di ingaggio, si divertono a ricombinare le tessere del loro piccolo mosaico, proprio come certi bambini poveri che smontano l’unico gioco che possiedono”. Confermo ancora oggi e aggiungo che anche per “Fantasy Island” si ripete il miracolo di “chi, auto-limitandosi, ottiene in cambio una personalità e un’identità così forti da consentire l’accesso alla vera libertà creativa”.

Ma veniamo al nuovo disco. Se dobbiamo stare alla cartella stampa, dopo il focus sul passato dell’Inghilterra del disco precedente e lo sguardo satirico sui vizi mai sanati della cultura britannica, il nuovo lavoro sarebbe stato ispirato alla band dalla propria visione del futuro che, inaspettatamente, apparirebbe piuttosto luminosa. Un ottimistico slancio verso il futuro che si traduce in quello che, a detta di Ade Blackburn, cantante e leader della formazione, può essere considerato il disco funky dei Clinic.
Per chiarire a cosa si riferisce il musicista di Liverpool, può venire in aiuto proprio il brano che titola l’album e che mostra come, su un ambiente sonoro infestato dai suoni provenienti da ogni parte del nostro subconscio musicale, la consueta ritmica post punk del gruppo si colori in effetti per accenti, pasta del suono e groove in maniera vagamente disco.

Clinic - Fantasy Island (Official Video)

Il brano è uno dei migliori del nuovo lotto e fa il paio con “Refractions (in the rain)”, colossale tour de force clinichiano che avanza, tra il guardingo e il famelico, trainato da una drum machine glaciale e trafitto da synth che sono gli Human League che trasmettono dalla Loggia Nera. La voce di Ade per l’occasione si muove tra il sussurro jarviscockeriano, l’interferenza arcana e la deformazione da vocoder alla Wayne Coyne. Un cantato che si colora di nuovi impercettibili colori e che addirittura spiazza quando in apertura del disco, nella straniante ninna nanna vintage di “The Lamplighter”, assume toni da crooner.
Fin dall’apertura la band comincia a schierare tutti i marchi di fabbrica della Clinica: la reiterazione percussiva, le pause narcolettiche e i synth in odore di library (Fine Dining); gli asciutti blues zoppicanti che fanno la coda come pavoni sintetici (“Take A Chance”); le oasi alla deriva su placidi fiumi analogici (“Dreams Can Come True”); pop psichedelici dagli aromi sixties (“Miracles”); clamorose escursioni free tra library, lounge ed exotica (“On the Other Side…”); cover soul immerse in una caligine riverberata (I Can’t Stand The Rain” di Ann Peebles); spiritelli pop che potrebbero anche ambire alla classifica, non fossero rallentati al punto da suonare sinistri (“Feelings”).
Concludono il programma la ballata rock mid tempo che, trattandosi di un disco dei Clinic, fa a meno di bridge, assoli o ritornelli (“Hocus Pocus”) e la chiusura di “Grand Finale”, in cui Ade torna al tono confidenziale dell’incipit e si concede un uptempo dal gradevole retrogusto swing.

Insomma, se non si è capito, caldeggiamo vivamente di aggiungere alla vostra collezione di ascolti il nuovo capitolo di questa band granitica, inimitabile e singolare, che di episodio in episodio diventa sempre più arcana, esoterica e fascinosa.
Ascoltate, dunque, il gruppo di Liverpool predicare del loro futuro luminoso… ma tenete anche sempre presente che a farlo è una band che, già nel lontano 1999, andava in giro con il volto coperto da mascherine chirurgiche e che da allora non le ha mai più tolte.

Ci sarebbe forse da chiedersi cosa intendano per “futuro luminoso”…

Clinic - Refractions (In The Rain) (Official Audio)